Cinque motivi per cui ha vinto il NO al Referendum Costituzionale.
Riassumere le ragioni di questa epocale vittoria di un fronte referendario è difficile, provo ad elencare cinque motivi per cui ha vinto il NO al Referendum Costituzionale e perché con questo margine impressionante.
La premessa è una: se hai letto l’esito di questa consultazione e hai risposto ” solita Italia, non cambierà mai nulla ” o ” siamo un popolo di decerebrati ” ti prego di chiudere questo articolo.
Ecco i cinque motivi per cui ha vinto il NO al Referendum.
- ONDATA ANTI GOVERNATIVA. Chiamatelo establishment, casta, potere, chiamatelo come volete; è sotto attacco. Le politiche nazionali e internazionali sono desuete, obsolete, statiche davanti ad un mondo che dalla globalizzazione in poi ha cambiato tutto. La cosiddetta economia verticale, cioè la distribuzione non orizzontale delle ricchezze, i fenomeni delle migrazioni (strumentalizzate) spesso intrecciate a storie di terrorismo, paura e malaffare, la vittoria del capitalismo finanziario e tante altre motivazioni, hanno esasperato l’elettorato. La politica legge le votazioni come ” vittoria dei populismi “, i cittadini leggono la politica come ” la causa dei populismi “.
- MATTEO RENZI. E’ stato un continuo susseguirsi di menzogne, abusi, arroganze e forzature. Da “Enrico stai sereno” all’utilizzo retorico dei bambini malati di diabete prima, di cancro poi, per promuovere il SI. Il suo fingersi leader, sicuro, dinamico, preparato, lo ha reso borioso e tracotante agli occhi di una stragrande parte degli italiani. I social, la disintermediazione della comunicazione, l’assenza sempre più cronica di giornalisti e contraddittorio, hanno contribuito ad etichettarlo come “bulletto”.
- IL GOVERNO RENZI. Chiunque sia appassionato di politica (e magari ne capisce qualcosa al di la e al di sopra del tifo ultras) può tracciare un bilancio più negativo che positivo. Questo Governo ha agito spesso portando a casa dei buoni ed utili risultati per il Paese. Ma se il fine giustifica i mezzi , in politica spesso i mezzi non giustificano il fine. Una marea di risorse pubbliche sprecate nel Jobs Act che è solo un doping del mercato del lavoro. Contributi temporanei, vaucher e poco più hanno si creato alcune migliaia di posti di lavoro, ma svuotati di diritti e con salari che hanno contribuito all’aumento della povertà assoluta e di quella relativa. Pressione fiscale rimasta invariata, assenza di azioni strutturali in favore di bonus a pioggia. Si la crescita c’è stata ma tra le più basse dell’eurozona, in compenso il debito pubblico ha toccato il record storico. E poi il delirio di riforme incostituzionali, decreti salva banche, rispolvero di azioni mussoliniane come il “canguro”, record di decreti legge. L’azione di questo governo passa da insufficiente a pessima se letto nel contesto di crescita globale. Il rapporto Euro-Dollaro favorevole, interessi bassissimi, spread ai minimi come il prezzo del petrolio, manovre non convenzionali di Draghi e zona euro costantemente in crescita media dell’ 1,4% . Erano tutti fattori assolutamente positivi. Non sono stati colti: occasione sprecata.
- RISCHIA TUTTO. Accecato dalla sua stessa arroganza l’ex Premier non ha tenuto conto degli errori fatti da Cameron e dalla Clinton. Ha giocato sul limite del fuori gioco, personalizzando prima, spersonalizzando poi, per ritornare indietro alla fine. Questi sono i risultati.
- LA RIFORMA BOSCHI. Nata dal Patto del Nazareno e proseguita con il consenso di Verdini e di gran parte del mondo della finanza e del rating, questa Riforma era oggettivamente scritta male. Si rintracciavano degli spunti validi per un cambiamento ma sotto ognuno di questi si leggeva una linea guida: la diminuzione dello spazio di partecipazione popolare. In sintesi questa Riforma è stata bocciata per:
a) Senato non elettivo ma nominato, che dir si voglia, non esisteva alcuna scheda prevista per le elezioni dei senatori dai consigli regionali, non si sapeva quale sindaco (uno per regione) sarebbe andato alla Camera Alta.
b) Aumento delle firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare.
c) Il Senato nasce come organo di controllo sulla Camera dei Deputati. Cambiare il bicameralismo era cosa buona e giusta ma, l’azione di fiducia sul Governo revocata secondo questa riforma era un’azione che elimina il motivo per cui questa camera nasce.
d) In un mondo che pensa alle piccole autonomie a micro federalismi per accelerare i tempi di azione, accentrare i poteri al Governo centrale a discapito delle autonomie regionali è anacronistico.
e) Il problema non è tanto il numero dei politici ne del loro stipendio ma la qualità e la quantità del loro lavoro, quello si, sarebbe un vero cambiamento.