Covid: tra profezie ed idiozie.

Parlare di covid è pratica comune, quotidiana, spesso inopportuna, sempre inappropriata, soprattutto se la professionalità fosse realmente un elemento di credibilità. Ma di questi tempi, anche la professionalità è una caratteristica insufficiente per la credibilità, smarrita dietro l’inseguimento della notorietà, delle ospitate in tv, dei libri in vendita, dei like e dei click.
Ed è così che, pur di ottenere visibilità si producono notizie, spesso contraddittorie, a volte infondate, ed in altri casi vere e proprie bufale. Ed è così, che si crea smarrimento, e si alimenta il proprio ego, ritenendo che, in tale caciara, la propria posizione possa essere valida tanto da difenderla quanto da diffonderla.


Ed è così, che il rapporto AstraZeneca-trombosi era solo un tema “no-vax”, salvo poi scoprire la relazione tra prima dose ed i casi scoperti negli under 50. Stessa platea a cui era stato consigliato il vaccino anglo-svedese, poi consigliato agli over 60, ormai terrorizzati. Ed è così, che prima “tutto chiuso”, poi “tutto aperto”, poi metà e metà. Così l’immunità di gregge con soglia al 70, poi all’80 ora al 90% dei vaccinati. Ma al 90 ci stiamo per arrivare, e quindi serve il “booster”, perché forse non hai più una buona risposta anticorpale, peccato che già si sapeva che il Pfizer non durasse 9-12 mesi, ma come tutti gli anti-influenzali la massima copertura va dai 3 ai 6 mesi. Eppure il greenpass dura 9-12 mesi, e chi glielo dice agli spavaldi vaccinati entro giugno, che adesso rischiano quasi quanto un non vaccinato.


E fatti il vaccino e non chiederti il perché, è gratis. No, costa 15 euro a dose e l’abbiamo già pagato con i soldi delle nostre tasse. Così come abbiamo già pagato il Sistema Sanitario Nazionale, e lo abbiamo pagato anche per i criminali, per gli alcolisti, per i fumatori, per i drogati, per gli incivili, anche se tu sei un Santo Vaccinato e giri senza mascherina tanto ormai sei uno dei Power Ranger. Ed il tampone vuoi che lo paghino i no vax? Ma il tampone serve a tutti, perché anche il vaccinato può contagiarsi e contagiare, ed è uno strumento di diagnosi che costa circa 2 euro ed è rivenduto come fosse in laccato in oro alla bellezza del prezzo “calmierato” di 15 euro.  

Ed è così, che risale la curva dei contagi e da metà novembre si parlerà di pressione negli ospedali, torneranno le zone gialle. Avremo circa l’85% di vaccinati, ma si darà la colpa ai non vaccinati che ormai sono un’inezia statistica, meno di 7 milioni di persone over 12. Allora si punterà il dito verso gli under 12, perché veicolo virale, così aumentando la platea diminuisce il numero di vaccinati e giù con la vaccinazione ai bambini dai 5 ai 12 anni.

Si rinforzerà la campagna per la terza dose, detta booster come da dizionario del marketing farmaceutico, che di fatto è un richiamo e andrà fatto una volta all’anno come tutti gli anti influenzali (corona).


La stagione, il contesto, la prossimità, il quadro clinico dei soggetti, la capacità di tracciare il contagio e la rapidità della diagnosi sono tutti criteri ritenuti buoni per la campagna no-vax, eppure dovevano appartenere ad una buona campagna di vaccinazione, non all’immaginario di una sparuta compagine di seguaci del fantasy horror.
Bisognava tener conto di tante cose, di tanti elementi. Bisognava vaccinare bene, abbiamo preferito vaccinare tanto.

E così, in un turbinio di farneticazioni, di no vax contro ultrà vax, di free pass contro green pass, di idiozie e di profezie, saremo ancora una volta coinvolti nella guerra che vinceremo solo dopo aver perso tutte le battaglie.

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