Festa della donna , un tempo ! Oggi l’international womens day rappresenta una evoluzione 2.0 e globale della meritoria giornata di riconoscimento alle donne e alla loro lotta per la parità dei diritti.
Se ad una ragazza nata negli anni ’80-’90 fosse ben spiegato il senso della festa della donna probabilmente ne coglierebbe il vero valore. Se ad un ragazzo nato, negli stessi anni, fosse spiegato il valore di tale evento, ne avrebbe più rispetto. Ieri la festa della donna, oggi International Womens day.
IERI
70 anni fa, fino ad arrivare agli anni 60-70, la posizione della donna nella società italiana era di gran lunga differente da quella attuale. Non poteva votare, fumare una sigaretta significava prendersi della puttana, usare capi di abbigliamento oggi di moda era impensabile, uscire senza essere accompagnate da un uomo, se non per adempiere ai “doveri” domestici, era un segno di maleducazione e mancanza di rispetto.
OGGI
La donna può ambire a posizioni sociali di rilievo, professionalmente tende a realizzarsi e politicamente incide sulle scelte di amministrazioni di diverso ordine e grado. Ma c’è un aspetto che chi vive di marketing, osservando le dinamiche socio-economiche, non può mancare di citare. Questo aspetto si chiama marketing rosa. In un mercato saturo la strategia principale è creare nuove occasioni di consumo e generare nuovi consumatori. Le donne oggi si propongono come la nuova opportunità: non più consumi domestici (malgrado le pubblicità sui prodotti specifici si rivolga solo alla donna) o per il mantenimento di famiglia e prole. Da più di vent’anni, ed ogni giorno di più, il marketing rosa crea profondità e specializzazione di prodotto, prezzo, posizionamento e comunicazione. Le auto iniziano a pensare al segmento femminile, con offerte e design dedicato, promosse da testimonial femminili (solitamente erano perfette negli show room o nelle fiere per veri “maschioni”) basti guardare lo spot di Opel – Donne e motori –
Le offerte di Vodafone e Tim, i ristoranti, gli eventi in discoteca, le offerte per palestra ed Hi-tech. Il marketing tratta la donna come un uomo (e non c’è da vantarsene) e crea mercati paralleli a quelli che fino a ieri erano più tradizionalmente in mano al sesso “forte”.
COSA E’ CAMBIATO
Secondo alcuni dati rintracciati sul web (tra le fonti Eurispess e Audiweb)
-il 56% delle donne utilizza le tecnologie
-il 52% delle donne preferisce chiamare una baby sitter
-il 77% usa whatsapp (di gran lunga superiore agli uomini)
-il 54% usa quotidianamente uno o più social
-più donne che uomini sono favorevoli a: tutela giuridica delle coppie di fatto, eutanasia, legalizzazione della prostituzione
-più donne che uomini utilizzano app e siti per incontri occasionali
E ALLORA ?
Molti hanno confuso il concetto di parità di diritti con uguaglianza sessuale, cadendo spesso nell’idea che la “donna deve essere uguale all’uomo”. In questa frase c’è tutto l’equivoco che genera le perversioni socio-economiche della generazione attuale.
Marketing rosa da una parte, per l’economia, i consumi, il mercato. Il pinkwashing dall’altra, con le quote rosa e l’utilizzo della donna come “foglia di fico”, offrono oggi una spiacevole sensazione; la libertà presunta di oggi appare strumentale a fenomeni di consumo e di utilità. Un sessismo più subdolo ed acuto che ha contribuito a cambiare la donna, a spingerla verso una finta emancipazione che l’ha snaturata e delegittimata della sua vera forza originaria. Una donna oggi al pari di un uomo ? No, uguale all’uomo, in molti aspetti e da molti punti di vista è un suicidio. Ed in effetti il dramma è tutto qui, l’uomo avrebbe dovuto fare passi in avanti verso la donna e non viceversa. In virtù dei fenomeni sopra descritti, la donna dovrebbe emanciparsi dal suo voler emanciparsi, altrimenti si ritroverà sempre più, come già oggi accade, schiava della corsa all’emancipazione stessa. La giornata dell’8 marzo la voglio quindi dedicare a chi addosso si sente con orgoglio donna, naturale, non in competizione, non schiacciata da marketing rosa, quote rosa, e pinkwashing. Dedico la giornata dell’8 marzo a chi, in Italia, la chiama ancora Festa della Donna e non International Womens Day. La dedico al concetto di persona libera, cittadina e vita umana, non perchè “semplicemente” donna. La dedico a tutte le donne che si accettano, si stimano e si migliorano senza paura, senza artifizi. La dedico alle donne che la parità ce l’hanno dentro, non a quelle che la cercano fuori. La dedico alle donne che sanno e vogliono esserlo, perchè le invidio così, perfette, capaci di una cosa unica nella vita: generare al proprio interno la vita stessa. La dedico alle donne che non vendono il proprio corpo per soddisfare il bisogno di paternità-maternità di qualunque coppia (etero-omo) perchè la donna, ed in essa la vita, non può mai essere surrogata. In fin dei conti è tutto qui: non vendetevi a niente e a nessuno.