Siamo alle solite, e quest’anno più delle solite.
Inizia la stagione estiva e si scandagliano i prezzi di hotel, B&B, lidi e ristoranti delle principali mete turistiche. Riviste, giornali, tg, sbattono in prima pagina il costo dell’uno, l’aumento dell’altro. Tutto vero, tutto giusto, ma c’è qualcosa che non torna.
Dietro queste analisi si nasconde una narrazione tendenziosa, quanto faziosa e distorta, mirata a far apparire alcuni operatori, sebbene capaci e affermati, degli speculatori alla pari di altri che, non coprendo lo stesso mercato, non offrendo la stessa qualità di prodotto e di servizio, attuano dinamiche di prezzo, predatorie.
Ma c’è un altro aspetto che lascia perplessi. Leggendo commenti e opinioni appare diffusa l’idea che a sud un’ombrellone, un hotel, una cena non possa costare più che a nord. Come se non contasse il servizio o prodotto offerto, il contesto, il mercato, la qualità proposta
Dalle pagine di questo blog ed in prima persona, mi sono battuto e continuo a farlo contro il turismo subito e non governato, contro l’overtourism, il turismo di massa, aggressivo, predatorio, e contro gli operatori improvvisati quando va bene. Disonesti o criminali quando va male. Ma il turismo italiano, oltre a vantare un prodotto d’eccellenza, annovera tra imprese, operatori e lavoratori del settore, una galassia di competenze, capacità, determinazione e coraggio, che prescindono dal territorio in cui operano, e pertanto meritano lo stesso rispetto.
Nei complessi sciistici più rinomati una settimana di vacanza mediamente costa il 30% in più di una settimana in una località estiva tra le più gettonate d’Italia, eppure le pulci alle spa, agli hotel di montagna, ai rifugi gourmet e alle piste da scii non se ne fanno. Ed è giusto così, perché spetta al cliente e all’ospite decidere dove destinare il proprio tempo, il proprio denaro.
Spetta al consumatore valutare il rapporto qualità prezzo. Spetta ad ognuno di noi dare valore a ciò che si consuma, a ciò che si mangia, si beve, e al tempo che dedichiamo a noi stessi grazie al lavoro altrui.
E’ così una pizza può costare 3 euro o 30, se nel primo caso non ci sono costi, non ci sono servizi, o se nel secondo si affrontano costi importanti, si garantisce un servizio di alto livello con personale formato, capace di parlare le lingue di accogliere, informare, se in cucina ci sono professionisti che fanno ricerca, selezione accurata di materie prime, inventano, innovano o il cui talento crea riconoscibilità e genera indotto e ricadute per una filiera locale.
Insomma, a tracciare il solco tra speculazione e inflazione, tra costo e valore, c’è sempre la qualità, ed è un fattore che in pochi sanno riconoscere, dato che alcuni credono di trovarla solo al nord.
Buone vacanze ovunque le facciate, alla ricerca del valore, prima che del costo.